Dio come garante dell' "evidenza"

Dio come garante dell' "evidenza"

Le idee e la loro causa

La verità del cogito dipende dal fatto che io la intuisco con assolutamente chiara e distinta.

Il soggetto, oltre che della propria esistenza come essere pensante, è certo anche delle proprie idee, che sono l'oggetto immediato del pensiero stesso, vale a dire le rappresentazioni che il soggetto nell' atto del pensare. 

Le idee per Cartesio ineriscono alla mente.

Il filosofo distingue tre categorie:

  • a)idee avventizie: che ci provengono dall'esterno;
  • b)idee fattizie: costruite da noi stessi
  • c) idee innate: sembrano <<nate con me>>.

Se il soggetto può essere sicuro dell'esistenza delle idee in Quanto oggetti del pensiero, non può essere certo della realtà delle cose che quest'intera presentano, perché potrebbe essere ingannato dal genio maligno  che gli fa credere esistenti cose create della sua immaginazione.

L'unico modo per scoprire se avete che possediamo nella mente corrisponde effettivamente una realtà esterna interrogarsi sulle loro cause. Il principio che guida il ragionamento del filosofo è che la causa di un'idea non può contenere minore perfezione realtà dell'idea che produce quindi ogni idea deve necessariamente avere una causa che sia a essa  proporzionata.


Il problema di Dio e della sua esistenza

Nella nostra mente risiede l'idea di Dio.

La sola presenza in lui dimostra l' esistenza di Dio come sua causa.

Dio imprime nella nostra mente l'idea della sua esistenza.

Dio esiste e ha creato l'uomo finito, ponendo però in lui l'idea dell' infinito e  della perfezione.

Dio deve esistere necessariamente, perché non possiamo pensarlo senza includere, nell'idea che abbiamo della sua natura o essenza, l'esistenza. L'assoluta perfezione implica l'esistenza. Questa prova è stata criticata da Gassendi, che aveva osservato che l'esistenza non può essere considerata una proprietà degli esseri neppure nel caso di Dio. Cartesio aveva risposto che, quando concepiamo l'idea di Dio come essere perfetto, la nostra mente deve associare a essa non soltanto, come nelle altre, un esistenza possibile, ma un' esistenza necessaria, perché altrimenti quell'essere non sarebbe perfetto. Una volta definita come perfetta una determinata cosa, ne consegue che deve anche necessariamente esistere.

Dall'esistenza di Dio alla verità del mondo

Grazie alle prove dell'esistenza di Dio il sistema cartesiano può uscire dal solipsismo dell'autocoscienza soggettiva, cioè dall' ammissione Della sola esistenza dell'individuo pensante, e riconoscere l'esistenza del mondo e di tutte le altre cose.

Se Dio è l'essere perfetto, allora è anche buono e non può ingannare gli uomini. Il secondo passaggio dell'argomentazione cartesiana afferma che il sapere che la ragione umana raggiunge in modo chiaro e distinto deve essere considerato assolutamente certo. Noi abbiamo ricevuto da Dio la facoltà di giudicare e distinguere il vero dal falso; pertanto, tutto quello che là ragione ci presenta come vero in modo chiaro distinto deve ritenersi tale, se non vogliamo ammettere l'idea che Dio ci inganni. Dio costituisce la più salda garanzia che noi, essendo sue creature, disponiamo di una capacità conoscitiva affidabile.

La terza argomentazione di Cartesio afferma che l'errore non deriva dal l'intelletto che Dio ci ha donato, ma dalla volontà.

Per non commettere errori dobbiamo limitare il nostro giudizio alla sfera delle dimostrazioni matematiche e di quegli aspetti dell'universo fisico che possiamo conoscere in modo chiaro e distinto applicando le quattro regole del metodo.


La conoscenza del mondo fisico

E' possibile dare fiducia alla naturale inclinazione che ci spinge a credere all'esistenza di cose corporee da cui dipendono le idee avventizie; cose che possiedono nel carattere chiaro debitamente dell'estensione.

Dio non costituisce il primo criterio di verità, ma un criterio aggiuntivo a quello dell'evidenza soggettiva del cogito . In particolare, Dio gioca un ruolo fondamentale nell'elaborazione della scienza, perché è grazie alla sua esistenza che lo scienziato può essere certo di non sbagliare quando procede a identificare e a collegare le leggi naturali in un tessuto complesso di conoscenze. Questo ragionamento richiede il presupposto dell'esistenza di un Dio supremo garante della facoltà conoscitive razionale dell'uomo.

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