LOCKE E L'INDAGINE CRITICA DELLE FACOLTÁ CONOSCITIVE

 LOCKE E L'INDAGINE CRITICA DELLE FACOLTÁ CONOSCITIVE

Ragione ed esperienza

Secondo Locke--> la ragione viene ricondotta entro i confini dell'esperienza (= la pone in stretta connessione con l'esperienza, da cui trae il materiale conoscitivo).

Secondo il filosofo--> prima di affrontare i difficili temi della morale e dell'educazione, sia necessario esaminare l'origine, la certezza e l'estensione della conoscenza umana, in modo tale che l'individuo possa ottenere un livello di conoscenza sufficiente a guidare nel modo migliore le sue azioni.

La critica dell'innatismo
Cartesio sostiene --> che ci sia una presenza di un certo numero di verità fondamentali in ogni uomo--> Locke dice che è falso: afferma che i bambini e gli idioti, ad esempio, non hanno la minima nozione di simili principi.

Se consideriamo l'idea di Dio, ci accorgiamo che varia da uomo a uomo e che alcuni popoli non la possiedono per nulla.

Tra gli uomini non vi è consenso neppure sulle norme morali (es. idea di bene e male)--> ciò che è giusto per un popolo non è detto che venga ritenuto altrettanto giusto per un altro popolo. Questa disparità di vedute mostra la falsità delle argomentazioni che lo sostengono e che ostacolano il progredire della conoscenza.

L'origine della conoscenza

La mente di un neonato è una facoltà priva di contenuti. Tutte le idee provengono dall'esperienza.

Locke sostiene che dall'esperienza derivano due tipologie differenti di idee:

  • le idee di sensazione--> provengono dagli oggetti esterni tramite i cinque sensi (es: il caldo)
  • le idee di riflessione-->derivano dall'esperienza interna e comprende gli stati d'animo e le passioni (es: dubbio)

Sensazione e riflessione sono le uniche fonti della nostra conoscenza

I bambini acquisiscono in modo graduale le loro cognizioni (=conoscenze), le quali sono tanto più strutturate quanto più vive e varie sono le esperienze che essi fanno.

EDUCAZIONE-->ruolo centrale per Locke

La classificazione delle idee

Locke distingue le idee in:

idee semplici: derivano dalle esperienze elementari della sensazione o della riflessione

                     --> comprendono le idee di qualità primarie (oggettive, es. la figura) e le idee                              di qualità secondarie (soggettive, es. i sapori)

                     --> costituiscono il punto di partenza del processo conoscitivo

Una volta che la mente ha ricevuto passivamente le idee semplici, può immagazzinarle, riprodurle e combinarle, formando idee complesse --> l'intelletto non può creare nuove idee semplici

Il valore di verità delle idee

L'intelletto non conosce le cose in maniera diretta ma solo tramite le idee.

Secondo Locke, per quanto riguarda le idee semplici il problema non sussiste, poichè la mente è del tutto passiva e, dunque, le idee semplici non possono ingannarci.

Idee complesse--> frutto del "potere attivo" che la mente esercita sulle idee semplici. In questo caso l'errore è possibile, perchè la mente può comporle in modo sbagliato .

Le idee di modi

--> sono quelle idee complesse che non possiedono un'esistenza autonoma, ma devono essere riferite a una sostanza, dunque non si reggono da sole (es. gratitudine, bellezza, furto)

Le idee di sostanze

--> idee complesse che si riferiscono a entità particolari considerate distinte e sussistenti per se stesse. Secondo Locke si tratta di idee che possono trarre in inganno.

L'esperienza--> non ci offre che singole idee semplici; è qualcosa che si pone al di là delle nostre possibilità conoscitive

Locke inaugura una nuova prospettiva che considera la sostanza inconoscibile (=inaccessibile)

Locke considera le idee di alcune sostanze corporee molto comuni --> esse sono il risultato della somma delle idee semplici di sensazione. Ciò vale anche per le sostanze spirituali.

Noi siamo soliti attribuire le nostre attività interiori (es. pensare) a un sostrato

Le idee di relazioni

--> nascono dal confronto di un'idea con un'altra (es. idea di padre e quella di figlio sono tali perchè la considerazione dell'una racchiude in sè la consideraione dell'altra).

Dello stesso genere è anche l'idea di causa ed effetto (es. cera-->calore-->scioglimento)

Un'importante idea di relazione è quella di identità, che esprime il rapporto esistente, ad esempio, tra il mio volto e il suo riflesso nello specchio. Grazie a questa idea io posso percepire l'immagine che vedo come la "mia" immagine

Le due certezze dell'uomo

La certezza del nostro io ci è data per via intuitiva, ossia senza bisogno di costruire un ragionamento (es.se io percepisco dolce, vuol dire che non è amaro).

Conosciamo l'esistenza di Dio per via dimostrativa, ossia attraverso una catena di intuizioni (percezioni immediate) che connette diversi concetti tra loro

Il tema della probabilità

Locke afferma che abbiamo una conoscenza affidabile e sufficiente per orientarci nel mondo, ma non assoluta

La probabilità rappresenta il vasto campo su cui l'uomo, in assenza della certezza assoluta, può fare affidamento.

Ogni affermazione, prima di ricevere il nostro assenso deve venire esaminata con cura e attenzione, analizzandone la conformità con l'esperienza o con la testimonianza di altri soggetti.

La ragione, moderata dall'esperienza, resta l'unico strumento di cui disponiamo per orientarci nel mondo

Il convenzionalismo linguistico

Problema del linguaggio--> secondo Locke, le parole stanno al posto delle idee, sono cioè associate per convenzione alle idee allo scopo di rappresentarle e renderle manifeste agli altri (convenzionalismo linguistico).

Quando dobbiamo esprimere idee complesse, ci mancano spesso i termini adatti.

Scopi del linguaggio secondo Locke:

  1. rendere noti agli altri i propri pensieri o idee;
  2. farlo nel modo più facile e rapido possibile;
  3. comunicare in tal modo la conoscenza delle cose, il che suppone che chi parla conosca gli oggetti di cui parla.

Il linguaggio è mal utilizzato quando fallisce rispetto a uno di questi tre obiettivi. Ciò avviene in primo luogo quando, ad esempio, utilizzano una parola di cui non conoscono il significato; in secondo luogo, quando applicano i nomi di una data lingua con un significato che intendono solo loro; in terzo luogo, quando li applicano in modo equivoco, riferendoli prima a un'idea e poi ad un'altra.

Secondo Locke, dunque, se riuscissimo a far chiarezza nel nostro linguaggio, saremo anche più precisi nei nostri ragionamenti e renderemo più sicure la nostra conoscenza della realtà e la comunicazione tra gli uomini.






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